Gruppi acquisto solidale

Cosa sono i GAS (gruppi di acquisto solidale)?
Pochi di voi, certamente, ne sono all’oscuro. Però, però… è sempre meglio rinfrescare la mente.
La voce di Wikipedia fa al caso nostro:
“I Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) sono gruppi di acquisto che partono da un approccio critico al consumo e che vogliono applicare il principio di equità e solidarietà ai propri acquisti. I criteri che guidano la scelta dei fornitori (pur differenti da gruppo a gruppo) in genere sono all’insegna della qualità del prodotto, dell’impatto ambientale totale (prodotti locali, alimenti da agricoltura biologica od equivalenti, imballaggi a rendere)”.
La cosa più interessante dei GAS, soprattutto per chi vive in città (semplicemente perchè lì sono più presenti), è che permettono di mettere in atto la cosiddetta filiera “0km”, ovvero, in parole povere, “mangia quello che hai vicino a te evitando di distruggere il pianeta alimentando inutili trasporti”. I GAS sono presenti in tutte le principali città italiane. Un buon sito per iniziare a capirci qualcosa è il seguente: http://www.retegas.org/. In particolare è molto interessate questo motore di ricerca che permette di trovare i GAS già attivi nelle proprie città: http://www.retegas.org/index.php?module=pagesetter&tid=3 .
Non voglio predicar bene e razzolar male per cui appena rientrerò in Italia mi attiverò concretamente per far parte di questo movimento che è vitale: non solo per il nostro pianeta ma anche per la città in quanto “luogo di vita comune”.
Infine, un approfondimento sui GAS dalla mitica, unica, imprescindibile Milena: http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-8202936a-7c3d-46c6-a42e-6ab5b14e62c7.html (è una puntata intera dedicata all’alimentazione, in cui si parla anche di GAS).

Mappe in lettere

Da buon geografo non potevo non pubblicare questo link inviatomi da Claudia: http://www.mapsinliterature.it/
Si tratta di un interessante sito che offre una collezione di carte tratte dal mondo della letteratura, progetto di raccolta a cui è possibile dare il proprio contributo. Per usare le loro parole:
“The project Maps in Literature makes freely accessible to students and researchers a literary corpus of text quotations of maps ranging from the ancient classic world literature to the contemporary one. The project is meant as an open initiative and everyone interested in suggesting new quotations can contribute”
Utile per viaggiare con la mente, e non solo.

dig yourself lazarus dig yourself

Non ne posso più dell’odore del caffé del mio vicino di scrivania nell’ufficio cappa, afa di PC, caldo di una stella lontana a contatto con la mia atmosfera, quel suo vapore di caffé cileno, odio tutti i Cileni che se lo mettano in culo, chicco per chicco, quel loro caffé Fair Trade Rain Forest Alliance del mio enorme Dio caffé, il mio vicino e il sorriso e la cappa fumante. Non ha una tazza, non se la può permettere. Beve caffé in cup di cartone su cui c’è scritto, stai attento che le tue labbra rosee e la tua lingua maionese potrebbero scottarsi al contatto con, Ho vinto molti premi e non ne ho apprezzato neanche uno se non quelli con le tartine gratis e le segretarie con lo scollo a V e i capelli biondi che mi dicevano amiamo quello che scrivi e io, si.
Non ne posso più dell’uomo che mi dice di chiudere la porta del mio ufficio. Non ne posso più di questi album indie rock tutti uguali e di questi cantautori che non hanno più niente da dirmi e continuano a spillarmi soldi su emusic, non ne posso più delle mie maglie sempre troppo lunghe o troppo strette o troppo troppo, non ne posso più del mio gonfiore di stomaco, lo incontrassi per strada, maledetto stomaco, sarei più duro di Eastwood più serio di una canna di pistola nera fumante più gonfio di un tacchino graziato da G. W. nel giorno del ringraziamento. Che caca sul tappeto presidenziale. Diarrea tachinorum. Maledetti Cileni.
Non ne posso più di questa luce di merda a tempo che ho sopra la testa. Che ogni cinque minuti si spegne. E un giorno stai bene e un giorno stai male, affacciato alla finestra, che un giorno ti senti come l’istante dopo una sega, e il giorno dopo ti senti come quando te ne sei fatte troppe di seghe, ma le donne, le donne, come possono capire… per loro è come quando ti dice per la prima volta ti amo e quando te lo dice troppo, odio questa luce, che ogni volta che scrivo devo muovere la mia mano per aria, come un folle, in ufficio, per ri-attivarla ri-accenderla, voglio una ri-mozione di questa sensazione. Un agente pagato apposta per sostare ore all’angolo del malumore.
Non ne posso più. Di questi libri troppo lunghi. Di questi tutori che non ti seguono al di fuori delle barre rosse dei documenti, ecco dove stava mr K, tra le barre rosse dei documenti neri. Ed è andato fuori, beato lui fuori di sè. Non ne posso più e sto per scoppiare, e potrei fare come fanno alcuni che spaccano in due il pc di questa mia vicina di scrivania che ha un bel sorriso ma è tremendamente insicura, e glielo spaccherei in testa, il pc, lo schermo da una parte all’altra, e sarebbe ancora capace di chiedermi why. Non ne posso più dei why. Dei va bene ma. Dei è perfetto ma. Dei suoi stivali, in vacanza col bagnoschiuma pino silvestre che è ormai l’unica cosa che si silvestre è rimasta. Non ne posso più di vederlo passare e di non potergli parlare se non sotto appuntamento. Silvestre che puzza di merda di mucca pestata da uno zoccolo di un cavallo che l’unica corsa che ha fatto in vita sua è stata dalla fregna alla paglia. Cavalla.
Non ne posso più della mia necessità di organizzare.
Non ne posso più di quelli che sanno cos’è meglio per me e non capiscono quanto quanto quanto, loro credono sia semplice. Non ne posso più di me stesso, e ci arrivo senza pathos, ma non di me in quanto me, cervello, ma in quanto me che agisce, il perpetuum in me, non ne posso più del mio cellulare, d’esser reperibile, irrequieto, con un mare di idiosincrasie che è destinato, maledetto riscaldamento globale, solo ad aumentare. E Al Gore si ficchi il suo documentario nel,
Una pala. Solo una pala.
Datemene una che la rompo sulla schiena dei miei lacci. Datemene una che mi ricongiungo con la mia voglia di vivere, di metter la testa nell’origine del mondo per rotarla con occhi sbarrati, occhi in cui entra il liquido del mondo a vagonate, a vagonate, datemi una pala, voglio scavare una fossa per tutto quello che è e che sembra sarà, prendere a uno a uno i peli del mondo e bruciarli con quella puzza di pollo e, ancora, scavare, ricoprire, vagonate e vagonata – questa cazzo di luce che continua a spegnersi è insopportabile!
E’ tornato l’uomo a dirmi della porta.
Ma io non sono irrequieto di per me.
Sono solo non ne posso più e mi vedo prendere a badilate in testa le mie sinapsi, mi vedo di schiena, piegato sul mio cranio aperto col badile sferrare, zack, zack, lupo cattivo! Mi vedo e mi chiedo qualcosa che non ricordo già più.
Una cosa gialla, una cosa marrone.
Una cosa che puzza. Di pollo. Di caffé. Una cosa appiccicosa, che cosa, che cosa.
Dove voglio andare a parare senza perdere la mia ragione? Ma quale ragione! Fanculo a questa cazzo di Rain Alliance Forest delle mie palle piene di peli! Cileni del cazzo, se li prendo gli faccio poi vedere cosa vuol dire lavorare, cosa vuol dire sentirsi carico e pieno di responsabilità, cosa vuol dire giocare a fondo, ogni giorno, sudate carte e luce di stella percepita solo per afa, cosa vuol dire piegarsi, scavare, cosa vuol dire farlo Avendone Perso Ragione.

La parabola del PC in Italia

Questo titolo ha un doppio significato e va bene così.
A ridosso delle elezioni vi invito a leggere questo interessante articolo inviatomi da Filippo: http://www.lrb.co.uk/v31/n05/ande01_.html (Perry Anderson, professore alla UCLA).
Anche se non sono d’accordo con tutto quel che dice l’articolo (es: The PCI’s ability to polarise Italian intellectual life around itself, not only in a broad arc of scholars, writers, thinkers and artists but a general climate of progressive opinion, was without parallel elsewhere in Europe. – E Pasolini, che era sempre contro e a cui si dava sempre contro, dove lo mettiamo?) nonostante ciò, dicevo, l’articolo è interessante, soprattutto in tempo di elezioni.
Un bel passaggio del pezzo (uscito in Italia con l’Internazionale) è il momento in cui l’autore riporta alla nostra attenzione un concetto gramsciano chiave:
“The pursuit of political power, Gramsci had written, required two kinds of strategy, whose terms he took from military theory, a war of position and a war of manoeuvre: trench or siege warfare, as against mobile assault. The Russian Revolution had exemplified the second; a revolution in the West would, for a considerable period, require the former, before eventually passing over to the latter”.
Intendete rivoluzione come vi pare: ma una rivoluzione è necessaria, in Italia. Ma chi sta combattendo la guerra di posizione (per quella tattica direi che ora non c’è proprio speranza)? Domande che rimangono aperte e che lo rimarranno a lungo, a una settimana dal voto.
In sintesi, affrontante questa lettura che, tracciando la storia del PCI in Italia, fa in realtà ben altro: dimostra semplicemente come e perchè certe persone e certe fazioni, a sinistra, non si possono proprio votare, dato che hanno passato gli ultimi anni non a ostacolare il Cerone, ma a favorirne l’ascesa.
Postilla al Post: l’articolo fa cenni, tra l’altro, a Negri e Agamben… personaggi che in Italia sembrano essere stati rimossi ma che qui in UK riscuotono un certo successo. Niente di buono o cattivo in ciò… ma una ragione per riflettere sul perchè, quella sì.

Guerrilla Radio

Per chi ancora non lo conoscesse… probabilmente il miglior blog per rimanere aggiornati, in presa diretta, sulle questioni legate a Gaza e non solo.
Qui: http://guerrillaradio.iobloggo.com/

Report sulla carne

Avrei dovuto intitolare questo post “Milena amore mio”.
In questa puntanta il team di Report analizza a fondo la problematica dell’eccessivo consumo di carne e derivati nella nostra economia (domestica) italiana ed europea. Problema: si, perchè tale è.
Date un occhio alla puntata e capirete perchè da sette anni a questa parta il buon Alex è vegetariano. Qui:

cioccolatini

la madre preme con le dita
nella bocca del bimbo nero,
labbra zuccherate
bocca piccola, buco di culo di
la madre preme
un’altra ciambella
un trancio
una lite
e io passando vedo i denti bianchi, denti da latte,
pietrine, affogare voraci nel
manto di grassi saturi
logori
GONFI:
La mano preme
la gente sgomita
i pacchi son pronti sul bordo del banco cassa
sorridente
sorridenti.
Tutto è pronto per quel suo buco di
tutto è pronto,
le guance si GONFIano, le mani,
spasmi nell’aria,
lo zucchero incastonato
ai bordi
col becco che va su
e giù,
bamboccio,
anatra nera e ciccia, goffa,
arpia che batte il collo, quando il grumo
s’incastra, picchia in avanti
scatta,
e butta
giù, per Gozzolandia,
spugna gialla zuccherina, occhi gonfi, saturi,
deificati
tronfi, grassi.
Un futuro da pornostar nella vetrina
del mondo fermo alla
cassa –
con il moto
che balla
ancora un po’,
rotatorio
e rivoluzione.