clean

vedo chiaramente avanti a me gli impegni
di una vita che non mi appartiene
gli appartamenti arredati con fatica della precedente
dove ho già fatto posare la polvere
da uomini vestiti di nero
che salutano con il pugno chiuso,
un occhio nero, l’altra metà della Luna,
il ripostiglio tenuto sempre chiuso,

la figura di un uomo che cammina sciogliendosi
piano a contatto con l’acqua che
viene ad
accompagnarselo via.

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Pics, 1

Degli odori, apprezzo la sera
le sue gru vigili
e l’eros altrui,
tende rosse:
mono,amore,locale.

Il cielo di questa città viola.

Il palazzo in costruzione che
continua a urlare.

Le coperte.

Arrese…

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Quiliano

ho trattenuto il respiro per portare con me
la tua immagine che irrompe nell’aia
un pezzo di verde la bocca del cane
lo spalancare le braccia ad
afferrare gli angoli del giorno 
per tirarlo giù, piegarlo: una coperta
arancione che riempie i miei occhi 
abbracciando le tue spalle.











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Dissertation

Il mio account personale, 90,000 parole,
formale, troppo formale,
Perfezionare. Una casa è un argomento che non può crollare.
E’ fondato logico discorsivo
rigido gonfio riflessivo,
rosso grondante pronto,
  eiacula, 
     d e n s o.

Storie piegate al mio volere,
tre anni, una codificazione:

Queste teorie sono fazzoletti
tenuti come pugni chiusi
sul davanzale bianco
sopra al termosifone.

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28

In questo giorno uguale a sé
c’è da girarsi le clessidre negli occhi
tenere le mani sulle ringhiere
piantarsi coi piedi per terra.

E invece ci tagliamo la barba punto per punto
la mettiamo a seccare sulla schiena del giorno
e torniamo a trinciarla sul palmo di mano
tenendolo stretto,
chiuso.

Rolliamo.

Abbiamo visto il fumo trovare la sua strada
semplicemente diluendo,
un ultimo punto lontano
in cui distinguerlo,
come con due dita
che giocano a tenere il sole
al tramonto.

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Solare (II versione)

(c) Eleonora Leo Mignoli 

L’ora delle stelle già morte
gli intarsi delle serrature mai aperte
le maglie riposte e
quei segni, accumulati fra
nei sotto-la-pelle.

Sono venuto nell’ora dell’ora che ripassa e non c’è
per chiederti di aprirmi gli occhi così,
come due arance con lo spruzzo, sguaiate,
che vengono, quando hai le dita
che ci nuotano dentro.

Poi ti ho riflessa, e
mi sono voltato:

la linea bianca del battistrada era un filo
da prendere tra le dita,
la notte un colore adatto al primo giorno
in cui ti ho afferrata,
le nostre mani in bilico a rincorrersi sull’ora smarrita.

ritorno

le dita lungo il corpo e la maschera,
steso sul letto
in faccia all’armadio con le sue quattro bare
di plastica,
le maglie scomposte che
si spengono, le librerie decompongono,
le pareti si chiudono come sopraccoperte
ad alette e io
dentro,
arrotolato a pié spinto
aperto
e sputato, di nuovo, liberato con la
chiave inglese
il sudore e la
forza, per piegare ancora
origami, succinti ai miei voleri
dettami,

aquiloni che prendono il volo
carezzando le labbra inferiori
di una allargata
poesia.