illness

Ci sono una cassa e un rullante che girano sui 4/4, in genere sui 98bpm, è hip hop che ti entra proprio dentro, in circolo, che se non sei cresciuto in provincia, in ghetto o in periferia proprio non puoi capire. Non ce n’è.
A volte torna, dentro di me, da un pezzo ascoltato ormai sempre più tecnologicamente, digitalmente, a volte resta lì sopito per mesi interi. Come la voglia di scrivere su questo blog, la voglia di prendere in mano una penna in generale. E poi, tutto d’un tratto, ricompare.
A volte mi chiedo: sarà mica solo come una sega? Come il momento dopo la sega, che sei pronto a incidere il disco migliore del mondo, a scrivere un capolavoro di letteratura, a fare una ricerca rivoluzionaria… A volte mi chiedo: ma sarà mica che la mia vita si sta riducendo pian piano tutta al momento dopo la sega? Me lo chiedo, e mica mi dò una risposta. Che risposta posso dare? Semplicemente, ascolto una cosa in 4/4, che gira sui 98bpm, e mi sento nuovamente giovane forte e sicuro della meta da perseguire: è incredibile quanto fossi certo, da adolescente – quanta poca coscienza avessi, d’altro canto, della complessità di questo mio essere carne tra uomini, macchine e progetti quotidiani.
Mi sento, però, appunto, a tratti, ancora così giovane. Forse è solo un momento dopo una sega, forse no, forse la routine me lo sta appiattendo, in questa mia vita che in molti considerano pure allettante interessante affascinante e che io considero sempre più banalmente… stancante. Ante, Ante, Adelante Adelante. Andare, andare: Adelante! Eh! Facile da cantare, mio tesoro de Gregori.
Così mi trovo a vedere in altri passi che ho già fatto. E a vedere in altri ancora passi che non vorrei fare, vite che non vorrei vivere. E in me, a scorgere solo una indefinita confusione, a metà tra la sega – emozionalmente dirrompente, appunto – e la staticità in movimento di un percorso tracciato e, se non così tristemente ben chiaro come tanti, quantomeno piuttosto delineato. E sto lì, guardo questo trittico, e mi dico: ma cos’è questa cosa qui? Informe! Delirio!
Sai, mio caro blog, io dovrei fare una cosa sola: scappare due mesi in montagna, scrivere il romanzo della mia vita, far uscire queste anime, lasciarle andare. Solo questo dovrei fare, solo questo, uscire dagli schemi che mi sto autoimponendo
dalle email
dal cellulare nuovo
da te, dal senso di colpa per le persone che non riesco a vedere
dal lavoro
Scrivo:
Ah,
Saggezza.
Sei proprio una troia:
ti pago, e non fai che dirmi
che è ora
di andare.
Sarà una malattia del mio tempo: sono scoordinato, ma, ancora per un po’, continuerò a credere in un mio grande cambiamento.

One Reply to “illness”

  1. … poi ti guardo e riconosco in te
    la mia stessa ferita
    siamo tutti un'espressione in più
    di questo pianeta …

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