Abu Dhabi 2011

Abu Dhabi. Il petrolio fatto cattedrale, il deserto.
Centri commerciali giganteschi, moschee con lampadari da 8 milioni di dollari, hotel che di miliardi di dollari ne sono costati ben 3. Tre.
Le strade sono la cosa che sorprende di più, ad Abu Dhabi. Tre, quattro corsie in una direzione, altrettante nell’altra, deserto ai lati, diritte verso palazzi-stuzzichi-all’orizzonte illuminato da una palla rosso pompelmo che è lo stesso sole tuo. Quello del campetto da basket a Verrone.
Sette emirati, uno più ricco dell’altro, l’acqua irregimentata dentro a piccoli tubi di plastica che scorrono sotto il verde delle aiuole e delle passeggiate dove non passeggia nessuno perchè non si può, fa troppo caldo, caldissimo afossisimo: panchine ordinate che segnano le ore scandite dall’ombra dei lampioni. Accesi per sport.
Sfoggio petrolifero.
Abu Dhabi. E gli operai a cinque dollari l’ora accampati chissà dove. Le gru, l’aria condizionata che condiziona ogni spostamento. 5 stelle superlusso sulla testa di questa notte giocata sulle note della penisola arabica, cantata in qualche privé di un Redisson Blu Hotel.
Abu Dhabi. Vietato l’ingresso ai cittadini istraliani e l’accesso a UPorn.
Voliamo via domani scrollandoci la sabbia di dosso, ridendo in faccia al parco giochi marchiato Ferrari, sorvolando petrol-dotti che segnano il ritmo che ha il cuore nel petto.

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manifestazione

Sarà stato un telo, plastica bianca, trasparente. Quello usato dai muratori da mettere in terra, là, appeso alla gru di fronte a casa mia, un telo bianco svolazzante a mezza altezza sulla torre piantata tra alcuni palazzi ormai un po’ scrostati, fatti anni ’60, cartongesso e tubi ramati. Dietro, la città, con tutti i suoi palazzi, le solite cose – il dito di mussolini con un altro telo svolazzante verdebiancorosso, sulla sinistra la mole che è un non-sense molto bello però. Esco sul balcone prevalentemente per prendere e riporre lo stendibiancheria, e fumare. Ovvio, fumare. Accendo, inspiro. Butto fuori l’aria la lascio andare.
Oggi gli studenti a pochi passi da qui stanno manifestando. Si fanno trainare un po’ dalla folla di cui fanno parte, un processo interessante, una specie di domino dominio, credo. Dovrei approfondire. Mi sembra di sentirli, tendo l’orecchio: una voce gracchia da un megafono, la sento male. Poi afferro meglio Arance 3 euro la cassa, signore! Il tipo gira col suo furgoncino in questo quartiere. Ha l’alito che sa di vecchio e le mutande a quadri. Solo 3 euro belle le arance signore! Un’altra forma di manifestazione. Continuo a fumare.
Manifestare è una sorta di allenamento, un’esperienza da fare. Il petto si gonfia, scorre sangue nelle vene, sai di questo e di quello parli guardi ti fai guardare. Quante volte l’abbiamo fatto? Non capisco ora se provo per questi poveri studenti che scrivono compiti da 13 a cui si dà 18 per commiserazione (e voglia di vederli andare via) compassione o commiserazione. Probabilmente nessuna delle due: fanno quel che credono giusto fare ora, qui, in questo autunno, loro. Bene.
Continuo a fumare mentre guardo il telo che schiaffeggia la gru. Sbatte e si ritrae, torna alla carica poi il sole ci passa attraverso e lui lo apre e lo chiude. Legato al suo bastione, a volte cade, moscio. Si riprende, sbatte. Ritrae. Manifestazione.
Gli studenti vanno scemando per le strade. Sono andati un po’ da Ciro Pizza, un po’ al Bar degli Artisti, un po’ a scopare come ricci nelle loro mansarde senza riscaldamento. Sono coiti mediocri, brevi. Al loro posto, mentre spengo la sigaretta contro la ringhiera, sento ronzare intorno a questi palazzi il vespino Belle le arance, signore! con quella voce gracchiante che entra nei cortili fatti di cemento e lamiera rimbombando: arance, signore… nce, ore… e, e… Il sole va calando anche lui, fa un arco sul mondo e sulle vetrate che, scintillando come quando si apre un’arancia gialla e succosa, mi indicano la via della rivoluzione: la costanza del vespino, la costanza della routine, di un megafono, di un odore. Chiudo la finestra alle spalle e torno a studiare.

Recital Perline

Due date.
Per condividere. Per partire. Salutare.
Perlinare tutto.
Due artisti veri – loro – con me:
Fab Vitale, chitarra e voce
Angel Viora – illustrazioni e fantasia
Vi aspetto (ore 21.30):
– 9 Giugno, Casa Mad, quadrilatero romano – via Santa Chiara 22
– 10 Giugno, Circolo Arci Santa Giuglia, vanchiglia – Piazza Santa Giulia 11

Perline colorate


Cari amici,

ho stampato un libro e voglio condividerlo con voi.

Negli anni ho ricevuto parecchie proposte editoriali (per la poesia). Non per una qualche forma di bravura: semplicemente il mercato dei piccoli editori che pubblicano poesia, salvo rare eccezioni, è un mercato in cui basta pagare per pubblicare. E io non l‘ho mai fatto – in primis per il costo. In secondo luogo per l’idiozia di pubblicare a qualunque costo.

Oggi mi sento in un bel momento della mia vita. Un momento in cui ho deciso di auto-produrre la mia prima raccolta di poesie per condividerla con chi vorrà leggerla, perchè ho voglia di stimoli. Perchè ho voglia di aperture. Niente editori tradizionali però – ho puntato tutto sul fai da te, convinto che chi leggerà sarà il miglior giudice di quel che ho prodotto.

Il volume si chiama “Perline colorate. Canzoni che piovono e si rimettono in fila”.

Per ottenerlo, ci sono due strade. La prima è scaricarlo gratuitamente sul mio sito, sotto forma di e-book.La seconda è comprare la copia cartacea del volume. Per farlo ci sono diverse opzioni (costa 5 euro, che coprono solo i costi di stampa).
In tutti e due i casi, vai qui per saperne di più:http://web.me.com/michele.lancione/ml/perlinecolorate.html

Io in ogni caso non ci guadagno un euro bucato. Per me l’idea è di far girare questi versi, di mettermi in gioco. Di aprire.

Sono disponibile ad organizzare serate, readings, e quant’altro la vostra fantasia suggerirà. Contattatemi.

Su Facebook – http://www.facebook.com/pages/Perline-colorate/122451487788740?ref=ts – e su questa mia pagina –http://web.me.com/michele.lancione/ml/perlinecolorate.html – raccoglierò tutte le info in relazione alla promozione del volume, e tutto il resto. Nelle stesse potrete anche trovare uno spazio per i commenti, in cui inserire ciò che pensate di questo lavoro.

Questo libro è per me un punto e virgola, una sospensione messa lì sui miei anni passati nel Belpaese. Ora che un’altra partenza si avvicina mi sembrava giusto – e bello, si può dire? – lanciare lì questo ammasso informe di perline.

Un abbraccio a tutti

Michele

Intervista a Giuseppe Culicchia

Al Collegio Universitario Einaudi di Torino

prosegue il ciclo di incontri

TI PRESENTO UN AUTORE

Ospite GIUSEPPE CULICCHIA

con Brucia la città

(Mondadori, 2009)

MARTEDI 13 APRILE 2010, ore 18.00

Biblioteca Centrale del Collegio Einaudi – Via Maria Vittoria, 39

Presenta: Michele Lancione, ex-allievo del Collegio, vincitore di vari premi letterari

e dottorando presso la Durham University – Newcastle (UK).

Dopo Margherita Oggero e Luca Rastello, prosegue il ciclo di incontri ‘Ti presento un autore’ al Collegio Einaudi con un altro scrittore torinese, Giuseppe Culicchia, che ha esordito nel 1994 conTutti giù per terra, romanzo edito da Garzanti e vincitore del Premio Montblanc nel 1993 e del Premio Grinzane Cavour Esordienti nel 1995, dal quale è stato tratto un film nel 1997, diretto da Davide Ferrario con Valerio Mastandrea. E’ inoltre traduttore e curatore della rubrica Gente di Torino su Torinosette.


Intervista a Luca Rastello

Al Collegio Einaudi, dopo Margherita Oggero, proseguono gli incontri della rassegna Ti presento un autore.

Ospite un altro scrittore torinese, Luca Rastello, giornalista de «La Repubblica» e direttore responsabile di Osservatoriobalcani.org.

Specializzato in economia criminale e relazioni internazionali, ha diretto «Narcomafie» e «L’Indice», e ha lavorato come inviato per il settimanale «Diario».

Ha scritto per Einaudi La guerra in casa e per Bollati Boringhieri il romanzo Piove all’insù.

MERCOLEDÍ 10 MARZO 2010, ore 18.00 presso la Biblioteca Centrale del Collegio Einaudi – Via Maria Vittoria, 39

presenta il suo libro Undici buone ragioni per una pausa (Bollati Boringhieri, 2009) – l’intervista sarà condotta dal sottoscritto.


Venite, venite!