Cash Machine

Leggo questo documento, un documento che devo leggere codificare allacciare ad altri per costruire qualcosa di sensato, un argomento, una connessione. La ricerca. Leggo questo documento, commercial in confidence, prodotto dalla Business School in cui lavoro. Perche’ io, si’, lavoro in una Business School. Il documento parla dei futuri benefici che il progetto di cui mi occupo avra’ per la Scuola. Tra gli altri, il progetto facilitera’ la ricerca, la rendera’ piu’ interdisciplinare, (forse anche) creativa. (Forse e anche li aggiungo io, che non sia mai. Saremo tutti piu’ creativi, e’ chiaro). La cosa interessante del documento non e’ relativa al progetto di cui mi occupo, almeno non direttamente. E’ la seguente: un top-researcher fa guadagnare all’Universita’, all’anno, 515.000$. Cinquecentoquindicimila-dollari, attraverso grants, collaborazioni con industrie, and so on. Questo e’ il punto, che viene evidenziato nel testo, nel testo in cui si parla di ricerca accademica. Poi c’e’ una nota, a pie’ pagina, in cui vi e’ scritto: “It should be noted that this calculation does not take into account research publication output which is a very significant contributor to research reputation” / “E’ da notare che la cifra non tiene in considerazione i prodotti della ricerca accademica (articoli, libri, convegni) i quali sono un contributo molto importante per la reputazione della ricerca stessa”. In sostanza, noi produciamo anche papers, anche risultati, e forse, magari, anche se il testo non lo dice, aiutiamo anche a diffondere conoscenza. Pero’, tutto questo, lo facciamo in una nota. Nel testo, in quello vero, quello per cui tutti i giorni sto seduto in questo ufficio, noi facciamo altro. O siamo chiamati a far altro. Attirare fondi, collettare denari, applicare strategie istituzionali.
Io da piccolo pensavo, da grande in qualche modo diventero’ qualcuno. Cioe’, faro’ qualcosa di importante. Oggi ho cambiato idea. Oggi quasi quasi mi viene voglia di licenziarli / si’, di licenziarli dalla mia vita. Di prendere lo schermo di questo pc e farlo creativamente volare giu’ dalla finestra. Ma tengo ancora i nervi a posto. Voglio provarci, ancora, a capire come stanno le cose qui dentro, qui nella pancia dove parte del tutto nasce, nella Business School. Almeno fino a quando mi proporranno di partecipare a un grant. Almeno fino a quando scrivere un post e fumare una sigaretta mi aiuteranno a tenere botta a questo giochino.

VIDEO: Eurozone migrants head to Switzerland

Pupo2

Chi puo’ va a mangiar la cioccolata. Gli altri, – .

“gelato al cioccolato dolce e un po’ salato
tu, gelato al cioccolato
un bacio al cioccolato io te l’ho rubato
tu, gelato al cioccolato”

(Pupo, Docet)

VIDEO: Eurozone migrants head to Switzerland: “Rising unemployment and cuts in salaries across large parts of the eurozone are leading many citizens to look for work beyond its borders, to countries like Switzerland.”

(Via BBC Europe.)

Had dreams

Loretta: How’d you sleep?
Sheriff Ed Bell: I don’t know. Had dreams.
Loretta: Well, you got time for ’em now. Anything interesting?
Sheriff Ed Bell: Well, they always is to the party concerned.
Loretta: Ed Tom, I’ll be polite.
Sheriff Ed Bell: All right then. Two of ’em. Both had my father in ’em. It’s peculiar. I’m older now than he ever was, by 20 years, so in a sense he’s the younger man. Anyway, first one I don’t remember too well, but it was about meetin’ him in town somewhere, he’s gonna give me some money. I think I lost it. The second one, it was like we was both back in older times and I was on horseback goin’ through the mountains of a night. Goin’ through this pass in the mountains. It was cold, and there was snow on the ground, and he rode past me and kept on goin’. Never said nothin’ goin’ by. He just rode on past…and he had his blanket wrapped around him and his head down, and when he rode past, I seen he was carryin’ fire in a horn, the way people used to do and I could see the horn from the light inside of it. ‘Bout the color of the moon. And in the dream, I knew that he was goin’ on ahead and he was fixin’ to make a fire somewhere out there, in all that dark and all that cold. And I knew that whenever I got there he would be there. And then I woke up.
(No Country for Old Men. A 2007 American crime thriller directed by Joel Coen and Ethan Coen)

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Noel: Viaggiare.

Pranzo di Natale. Avocado, pomodori, cheddar cheese, finale di Malcom X, Spike Lee. Pensiero a Leo. Pensiero a casa.
Prossimo spunto: Viaggiare.

Chiudo questa macchina e vado a prendere un treno. Poi ne prenderò un altro. E un altro ancora. 3,330 km in cinque giorni, lungo la spina orientale di questa Australia, grande, lei.
Brisbane, Townsville e la meta finale, Mt Isa. Grande miniera. Polvere? Sole sicuro.

Partiamo. “E’ stato un tempo il mondo giovane e forte, odorante di sangue, fertile. Rigoglioso di lotte, moltitudini, splendeva, pretendeva molto”.

On y va? Allons-y.

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Il Futuro del Mondo Passa da Qui

Segnalo l’uscita di un volume+dvd intitolato “Il Futuro del Mondo Passa da Qui”. Si tratta di un insolito esperimento in cui 16 fotografi, 18 autori (tra cui il sottoscritto) e 2 illustratori documentano, rileggono, raccontano… una “periferia” torinese – quella del Lungo Stura/Parco Stura.

Il volume è appena uscito ed è, a mio avviso, un buon esercizio di “geografia sociale” (non posso parlarne male, ci sono dentro anche io!). Allegato al libro c’è un film documentario presentato al Torino Film Festival (2010) e vincitore del Premio Joris Ivens a Cinéma du Réel (Parigi, 2011). A Torino il volume si può acquistare in alcune librerie (Feltrinelli, Comunardi, Trebisonda, Therese…), si può ordinare ovunque, e si può acquistare online (sia su Amazon.it che sul sito del “collettivo”: http://www.ilfuturodelmondopassadaqui.it/). Il racconto breve che ho scritto, se interessati, si può scaricare gratuitamente dal mio sito.

Ne approfitto anche per dire che il mio romanzo sui senza fissa dimora, Il Numero 1, è stato recensito positivamente da “L’indice dei libri del mese” di Dicembre – il libro vive, è là fuori, anche se io galleggio in Oceania. Se avete voglia di aiutarmi a farlo conoscere, proponete qualunque nefandezza: accetterò. Dico sul serio!
Info sul libro, qui: https://www.michelelancione.eu/libri/publishedbooks/ilnumero1/ilnumero1.html (qui la rassegna stampa).

C’est tout!

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Silvio’s Wonderland


(from http://www.vizzed.com/videogames/appleii/screenshot/Alice%20In%20Wonderland-3.png)

Berlusconi said he will resign after a major vote that will take place in the two different chambers, in approximately 15 days.

I’m not going to trust his intention till I see his resignation with my eyes.
This is Berlusconi. He creates a fake reality, a simulacrum, where Italy sinks like a boot in the mud. Great and pathetic at the same time. Wonderful: Silvio’s wonderland. 

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Piano quinquennale thinking

My Pillow: Too Cool.
Stamattina, ore 7.30 locali, sono andato a un thinktank meeting. Architetti Ingegneri Giovani Funzionari della Città Accademici Young, tutti insieme si trovano una volta alla settimana e parlano di design thinking, bevono il caffé, mostrano le tette e fanno giochi cooperativi. Si mettono intorno a un tavolo e tagliano pezzi di carta ci disegnano su e dicono cose che non possono essere contraddette, sono così ovvie, lisce, piane, le loro cose. Sono right. Poi alle 9.30 se ne vanno a lavorare, col sorriso sulle labbra, right, loro. Stamane c’era un tipo che ha presentato una cosa sulle bici in città. Va bene, ok. Alla fine ha detto: noi dovremmo smetterla di pensare come un HP (simbolo di HP proiettato sul muro) ma dovremmo pensare come APPLE (mela morsicata sul muro): liberi, innovativi, propositivi, creativi.
Gli avrei mozzicato la testa, gli avrei.
Lo scalpo, creativo, gli avrei.
Però ho mantenuto la calma. Io vado lì per studiare. Per vedere. Per capire. Non lo deve sapere nessuno ma sto lavorando a un progetto di ricerca per la distruzione del design thinking. Sono troppo cool, loro. Right loro. Io sono molto più semplice. Ora mi metto qui e traccio una linea, un confine, e divido i buoni dai cattivi.
Voglio tornare al piano quinquennale. Voglio il piano quinquennale thinking, io. 

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Produrre.


Ho in mente il pubblico, quando scrivo. In mente l’emozione della lettura in pubblico, quando scrivo. Vorrei passare la mia vita a leggere, in pubblico. E’ tutto molto più vero di quello che sto per fare: diventare una macchina per produrre articoli accademici di secondaria importanza pubblicati su riviste quotate molto in alto da consumare nel tempo di una quote.

Mi pagano bene.

Questa cosa qui è come ascoltare un pezzo dei Coldplay, sai già come va a finire. Questa cosa qui è come essersi persi per tutto e per tutti. E’ come se con la lucidità uno ci si fosse pulito il c: nel futuro in cui sarò – vedo troppo bene la linea di demarcazione.

E’ pericoloso sapere dove si andrà a finire.

Linea di fuga linea di fuga multipiano azione, ribaltare: allenarsi continuare a fare flessioni sulle parole. Oggi una mia amica scrive:

Nel frattempo ci restano le parole,
che comunque
volendo
non è poi proprio niente.

(Claudiet)

Ragione. Darle ragione farlo proprio. Tornare a non dare per scontato.

Domani andrò a lavoro tenendo a mente che quello che sto per fare è produrre. Questa è la chiave. Produrre cose che non si possono consumare: modificare, annientare, scopare. Riprodurre, sì. Stare attenti ai dettagli della vita quotidiana che sono la chiave per restare attenti, godere. Non si possono consumare. Che non si possono consumare.
Ciò che è nostro è nostro, e ci spetta.



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