Canberra’s time

A Canberra le strade sono larghe, ci puoi girare solo in macchina a Canberra. Pianificata da zero per placare la disputa tra Melbourne e Sydney per la capitale, Canberra è un posto di grandi edifici, laghi artificiali, ministeri e strade. Mai viverci, vale la pena vedere. Cosa simbolica molto interessante: il parlamento, disegnato tra l’altro da un italico, è ficcato dentro a una collina su cui si può camminare. La democrazia sotto i piedi. Mi piace, sovieticamente parlando.

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Had dreams

Loretta: How’d you sleep?
Sheriff Ed Bell: I don’t know. Had dreams.
Loretta: Well, you got time for ’em now. Anything interesting?
Sheriff Ed Bell: Well, they always is to the party concerned.
Loretta: Ed Tom, I’ll be polite.
Sheriff Ed Bell: All right then. Two of ’em. Both had my father in ’em. It’s peculiar. I’m older now than he ever was, by 20 years, so in a sense he’s the younger man. Anyway, first one I don’t remember too well, but it was about meetin’ him in town somewhere, he’s gonna give me some money. I think I lost it. The second one, it was like we was both back in older times and I was on horseback goin’ through the mountains of a night. Goin’ through this pass in the mountains. It was cold, and there was snow on the ground, and he rode past me and kept on goin’. Never said nothin’ goin’ by. He just rode on past…and he had his blanket wrapped around him and his head down, and when he rode past, I seen he was carryin’ fire in a horn, the way people used to do and I could see the horn from the light inside of it. ‘Bout the color of the moon. And in the dream, I knew that he was goin’ on ahead and he was fixin’ to make a fire somewhere out there, in all that dark and all that cold. And I knew that whenever I got there he would be there. And then I woke up.
(No Country for Old Men. A 2007 American crime thriller directed by Joel Coen and Ethan Coen)

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piani da sovvertire

quando i piani non li riusciamo a sovvertire

e il piano della cucina rimane tale

un coltello una sigaretta

mentre
continuano a bussare, coi loro canali preferenziali
e le nostre divise tutte uguali 
i ritmi le pratiche, i labiali senza gravità. 
La sedia fissa immobile sul balcone nero ha la libertà di restare là fino a quando non la andrai a spostare e questo libero arbitrio è così,
un fermo invidiabile.

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Schizoanalysis of the homeless subject – AAG 2012

 

Association of the American Geographers Annual Meeting, Feb.2012 – New York

Schizoanalysis of the homeless subject
Keywords: Homeless people, chance of space, Guattari, abstract machine, subjectivity Type: Paper

This work is based upon a ten months ethnographic enquiry in Turin, North-West of Italy, to interrogate homelessness as a subjective condition that emerges from the entanglements of the individual and the city. The theoretical framework adopted in the work relies on two main points. Firstly, on a “more- than-topological” understanding of space, able to acknowledge the chances that actually reside beyond the curtain of the codified context where homelessness take place in the city. Concerning this point, the paper relies on Guattari’s notion of abstract machine, as devices that concretely “extract” something codifying it into something different. Secondly, the paper investigate homelessness through Guattari’s notion of the subject, arguing that interrogating homelessness in a more-than-human fashion a world of multiples subjects emerges, with various attitudes, capabilities, relational and affective characterizations. The presentation will be tight and filled up with many exemplifications taken from the fieldwork. Its relevance for this particular session should not be seen in its major engagement with Guattari’s work, but in the tentative to translate few Guattari’s ideas into valuable research tools to investigate the contemporary urban and its issues.

More on my work on homelessness, here.

Australia East Coast: Brisbane, Townsville, Mt Isa

Il viaggio natalizio lungo la spina orientale di questa grande Australia mi ha portato tra città impazzite per lo shopping del Boxing Day, isole magnetiche, ma soprattutto tra la polvere rossa del rame estratto a Mt Isa. L’incontro con gli aborigeni conosciuti nei parchi a bere, o lungo i fiumi a pescare, è stato il compendio migliore. Tanto sole, in questo viaggio. Tanta periferia, outback, con le sue strade larghe, le macchine grosse, e il giornalaio, il McDonalds, il negozietto di “lingerie” femminile. Alle spalle, i camini, il rame rosso, la miniera. Ttuto intorno: vuoto che vola, per chilometri, si estende. Australia interna, atto 1.

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Se c’è speranza per un cambiamento


(a Leo)

Se c’è speranza per un cambiamento 
quella sta sotto le unghie, incosciente movimento,
di raccolta, briciola naso vagina seno, tavolino, aereo,
treno, culo, raccoglimento senza differenziazione,
un ammasso che è potenza
perché non ha distinzione:

Se c’è speranza per un cambiamento io la voglio
dalla parte di me che non pensa non sa,
non comprende perché non si riconosce allo specchio,
La voglio nuda come una donna che è un uomo,
aperta come un armistizio, 
bagnata come l’altro universo.

Quello in cui non sto scrivendo.
Non sto comprando.
Quello in cui, sipario aperto,
non cambierà nulla perché tutto cambi
nelle fette coscienti d’ogni mio giorno. 

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Noel: Viaggiare.

Pranzo di Natale. Avocado, pomodori, cheddar cheese, finale di Malcom X, Spike Lee. Pensiero a Leo. Pensiero a casa.
Prossimo spunto: Viaggiare.

Chiudo questa macchina e vado a prendere un treno. Poi ne prenderò un altro. E un altro ancora. 3,330 km in cinque giorni, lungo la spina orientale di questa Australia, grande, lei.
Brisbane, Townsville e la meta finale, Mt Isa. Grande miniera. Polvere? Sole sicuro.

Partiamo. “E’ stato un tempo il mondo giovane e forte, odorante di sangue, fertile. Rigoglioso di lotte, moltitudini, splendeva, pretendeva molto”.

On y va? Allons-y.

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Una tesi per tutti. Senza dimora, km, e parole.

Rimettere mano alla propria tesi di dottorato. Rendersi conto di quanti km sono passati. Ricordarsi gli odori della mensa, della strada. Delle persone con cui ho fumato alla stazione, sotto i portici, al parco. Di quel caffè con Daniel, Piazza Solferino. Della fabbrica. Le immagini della mensa e l’odore di latte caldo e di piscio, i tavolini piccoli, gli uomini con le giacche larghe. Carte per terra. Bidoni dell’immondizia. Il freddo di Torino, il Palazzo d’Inverno, la Pellerina e i container, i bicchieri col te’ caldo che scioglie la plastica. Un momento, solo un momento di distrazione nel ridere di fronte all’arco grande della stazione perché un culo così proprio non l’avevamo mai visto, noi, e poi i parcheggi abusivi, i cartoni, e le mani che ti guardano peggio degli occhi, le mani. Il male ai gomiti per scrivere la tesi in un appartamento con i soffitti alti: il coltellino, l’incazzatura di C., i curriculum corretti. Volantini con su scritto: si eseguono lavori di muratura a basso costo. Dopo un lungo weekend in questo ufficio in Oceania minore – cercare di dare un altro senso a tutte quelle parole.

Quella tesi, per quel che vale, e’ disponibile a tutti (qui trovate l’abstract, e contattandomi potete leggerne una copia). Tutto il resto è solo il tempo sfuggito di mano, uno spazio che non controlla le lancette perché non sa cosa sono.

ps: The abstract of PhD thesis on homelessness, is here (if you want to read the full work, contact me).


Il Futuro del Mondo Passa da Qui

Segnalo l’uscita di un volume+dvd intitolato “Il Futuro del Mondo Passa da Qui”. Si tratta di un insolito esperimento in cui 16 fotografi, 18 autori (tra cui il sottoscritto) e 2 illustratori documentano, rileggono, raccontano… una “periferia” torinese – quella del Lungo Stura/Parco Stura.

Il volume è appena uscito ed è, a mio avviso, un buon esercizio di “geografia sociale” (non posso parlarne male, ci sono dentro anche io!). Allegato al libro c’è un film documentario presentato al Torino Film Festival (2010) e vincitore del Premio Joris Ivens a Cinéma du Réel (Parigi, 2011). A Torino il volume si può acquistare in alcune librerie (Feltrinelli, Comunardi, Trebisonda, Therese…), si può ordinare ovunque, e si può acquistare online (sia su Amazon.it che sul sito del “collettivo”: http://www.ilfuturodelmondopassadaqui.it/). Il racconto breve che ho scritto, se interessati, si può scaricare gratuitamente dal mio sito.

Ne approfitto anche per dire che il mio romanzo sui senza fissa dimora, Il Numero 1, è stato recensito positivamente da “L’indice dei libri del mese” di Dicembre – il libro vive, è là fuori, anche se io galleggio in Oceania. Se avete voglia di aiutarmi a farlo conoscere, proponete qualunque nefandezza: accetterò. Dico sul serio!
Info sul libro, qui: https://www.michelelancione.eu/libri/publishedbooks/ilnumero1/ilnumero1.html (qui la rassegna stampa).

C’est tout!

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bugs

gli insetti vinceranno, prenderanno il sopravvento
e ci faranno una coperta 
con cui avvolgere fratture, braccia a penzoloni
bave e penetrazioni. 
gli insetti aperti come le gambe 
la testa scomposta 
riversa, d’arsura vergine
arresa,
si frantumano
contro gli specchi  
prendendo forma nei materassi
scavando cunicoli
mentre abbracciamo cuscini,
chiudiamo,
gli occhi.

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