Bisogna il Presente

Non ho scritto pagine sulla moleskine da tempo, non ho preso in mano la mia penna, sono rimasto seduto su treni ascoltando mp3, ruotando la rotellina, guardando le capre fuori dal finestrino. E guardo le pagine bianche come niente. Come spazio tra le dita, che non puoi guardare, come ciò che c’è sotto il poster appena appena scollato, là sulla destra, sul muro della tua stanza.
Sto ascoltando un disco nuovissimo, dal disco duro del mio pc, che è allo stesso tempo vecchissimo, un disco di anni fa uscito l’altro ieri. E’ un disco che mi ricorda il pullman delle scuole superiori, quando per un po’ non ascoltavo hip hop. E’ un disco che mi ricorda i viaggi in panda, tornando dal lavoro, sotto la pioggia, perchè quando torni dal lavoro piove sempre. E’ uno di quei dischi che devi chiudere gli occhi per ascoltarlo, che ci senti dentro tanta di quella musica, o che forse è semplicemente capace di tirala da te la musica, per ricordi o per tecniche alchemiche. PGR.
Lo sto ascoltando in questa stanza, con le cuffie. Immaginando le voraggini tra me la porta il corridoio il vialetto la collina la cattedrale e le campagne, le città, il mare. Mi fa tornare in mente, questo disco, quella notte caldissima che passai a bere whiskey e a scrivere su blog di mezzo mondo il pezzo sconclusionato della mia esistenza, le mani che battevano, battono senza mai guardarsi indietro, mai smarrite, come macchine che si assemblano al punto giusto, con le virgole, gli – stop. Questo disco dice che Bisogna il presente.
Ha troppo ragione, questo disco.
Bisogna il presente, bisogna la mia penna, bisogna la chitarrina che sento in cuffia…
… bisogna la notte, là fuori. Ed è tutto presente, e tutto così possibile. Quasi tangibile che sì – è un niente che in realtà non è niente, ma è quello che è. Bisogna…

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