Ho parlato di piano e ho parlato di te,
ho parlato di cose che non si dicono e ho
parlato di mare, di cose grandi, per dire,
di cose che non si articolano da sole,
che uomini di provincia non sanno articolare,
e dita a incrociarsi, e modi di dirsi,
modi che non si sanno dire, se non per
organizzarle come fossero affari importanti,
le cose.
Mentre fuori tutto piove,
dentro tutto tace. Banalita’ contadine
e lembi d’asfalti uguali a se stessi,
di capannoni sparsi, da Mongrando a Verrone a
BorgoFranco Canavese,
come le parole che ci stanno piu’ vicine,
le cose che non sappiamo dire.
E i campanili, le chiese, le morti
suicide e accoliti da panettiere.
Le auto, le citta’ che si muovono senza che
uno o l’altra le si possa toccare.
Ho parlato di giacche e ho parlato di
stress, ho parlato di progettazione sul nostro
futuro intangibile. Ho parlato al giorno
che sono stato a guardare e
dopo tutta quest’acqua l’ho visto,
due occhi bordeaux
che non mi stava a sentire.