ritorno

le dita lungo il corpo e la maschera,
steso sul letto
in faccia all’armadio con le sue quattro bare
di plastica,
le maglie scomposte che
si spengono, le librerie decompongono,
le pareti si chiudono come sopraccoperte
ad alette e io
dentro,
arrotolato a pié spinto
aperto
e sputato, di nuovo, liberato con la
chiave inglese
il sudore e la
forza, per piegare ancora
origami, succinti ai miei voleri
dettami,

aquiloni che prendono il volo
carezzando le labbra inferiori
di una allargata
poesia.
              
    

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