Antonio

Eleonora Mignoli ©
(re-processed by me)

li abbiamo attesi nel gelo racchiuso
piantati sulle mattonelle, in faccia
ai palazzi tinti di notte
che dalle finestre hanno luci
a volte rosse, li abbiamo
attesi, aprire le persiane e nel contrasto
protendersi nel vuoto, addosso ad altre lavagne, le
nostre, loro, con le loro tovaglie-aquilone…

Antonio!


Antonio!

Una voce si sporge da un labbro e abbraccia
il cortile: Antonio!

Cade.

Plana, piume, e fa curve che
segnano i fianchi molteplici morbidi
e fertili, di questa altra sera.
Ribalta,
un eco squillante
risponde: Non c’è!

Li abbiamo attesi,
dondolando con gli occhi
da destra a sinistra facendo, così, lo stesso suono del
treno a vapore, sincopati stunf stunf
nel silenzio dei nostri balconi
sussurrati dalle pompe
gelate del cuore. Hanno riaperto e poi chiuso le finestre,
per anni,
senza mai lasciarci andare, tenendoci aggrappati a
tovaglie che la notte hanno
forma di volo aquilone.

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