Siamo stati (Tangenziale)

Siamo stati a piedi lungo la tangenziale,
le ciglia della tangenziale,

e palpebre di cemento
e iride sputata negli incavi SOS,

Siamo stati a piedi coi piedi a mollo, l’asfalto,
passando accanto a donnole in coda
a sovrastarci come campi minati,
coi loro sportelli illuminati

e i loro occhi bagnati

e calendari di ragazze mai
vissute mai passate di qua, Siamo stati
sotto un cielo così –
e il vuoto sottostante,
con le braccia aperte poggiate lungo
i canali che fanno i raggi del sole,
solchi su campi che non
abbiamo mai visto e mai potremo
vedere,

Siamo stati lungo il guardrail, passi fermi e andare,
l’orizzonte un capriccio, la città
una serie di scale,
pizzicate le scale
da un contrabbassista nero ciccione,
banale, là sotto,
sotto le nuvole e il Gabbianone:
La città un pensiero di cui potersi non curare.

Siamo stati dove per verità di cose
dette non dette le cose
siamo ancora,
in un’aia di pianura,
con il tempo che passa perché il sudore
segna la schiena, che se avessimo schiene
meno porose non passerebbe, no,
il tempo, e abbiamo mappe
letti fiumi e diramazioni,

che seguiamo con le dita
ogni volta che capita, tu e io
in questa partitura di cemento dismessa,
senza punto di arrivo o
partenza, che ogni punto di arrivo
è lo stesso punto, della stessa circonferenza.

 

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