Da leccare

Caduto, scivolato là dove guardi tu e proprio

perché guardi così teso e lontano

mi era impossibile non cadere, tenere a freno la

vertigine di mano, progetti a caso,

giacche appese, posate distese,

 

intimità che viene e come venire in

una esaltazione si spegne,

e siamo già in bagno a lavarci di

dosso, l’orizzonte: cadere.

 

Ora, dove si va?

C’è troppa acqua troppo cielo

nessuna relazione,

un punto di riferimento, questa libertà,

inutile, in natura non c’è

non esiste – pare un labbiale di nuvola che

a testa in giù canta,

volare.

 

Torniamo al fondo,

al fondo del bicchiere tu e io,

a piantarlo sulla sabbia e a farci le forme,

il formaggio,

quello che vuoi. Torniamo a farci lavare il sale

dall’acqua di mare,

che ci lascia su un humus di salsedine

da leccare.

One Reply to “Da leccare”

  1. con incredibile ritardo ho letto solo ora (l’ho letto in un viaggio in treno tutto d’un fiato) “il Numero 1”. Davvero imppressionante quanto il romanzo colga la realtà, almeno secondo la mia esperienza, dei sd e, ahimè, dei servizi a Torino. Spero di poter utilizzare l’appendice che hai scritto nelle riflessioni con i miei colleghi del servizio pubblico e delle cooperative.
    Per fortuna il meccanismo “mostruoso” degli “uno su uno” nei dormitori che descrivi siamo riusciti a scardinarlo da quasi unano ma oggi, purtroppo, i problemi che incombono son ben altri. Spero che questa drammatica carenza di risrse dedicare alle politiche sociali proti nuova volontà di incontrarsi fra servizi operatori e, soprattutto, con le pesone che utilizzano i servizi. La ragazaa della casa editrice che mi ha veduto il libro mi ha racontato della tua avventura australiana ( come vedo anche dal blog)
    In bocca al lupo per tutto
    e grazie per la tua lucidità nell’analisi di quanto hai vissuto nella tua ricerca a Torino.
    Massimo (ex progetto Limen)

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