mani

Giocano a cricket sul prato bagnato
e la cattedrale è riversa su loro,
acqua sul tavolo nero. Io ti penso,
ho le mani in pasta
la farina si attacca e non riesco a
stenderla come vorrei. Sono grumi
lettere amorfe
pallini marroni.

Il giardino è pronto. Mi aspetta. E’
passato un signore che l’ha reso
abitabile: aveva lunghe basette, una
camicia a quadri come il
suo ultimo drink.

Con le mani sporche esco, il vento il sole,
l’uomo che fa le fotografie impiccato all’albero
di mele.
Una ragazza bionda è passata, per guardarmi,
e dalle sue gambe ho sentito il
vuoto tra me e me,
farina sulle mani.
Si sta asciugando. Crollerà in terra,
ora, come volano le mazze del cricket
o come grandi gocce
di pioggia cariche
dense di sé.

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