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Sono lo stupore di una
bimba bionda che corre, ciabattina,
seguendo la madre per non perdere
il treno, lo perdono
il treno.
Sono il sorriso rotto,
labbra incrinate come sfoglia,
forchetta nel pudding,
il suo pianto, io sono,
lo strozzarsi dell’acqua data per
passare e bloccata di
traverso.
Vivo, nel suo sguardo
poggiato sulla china
del tabellone: spalancato
come la buccia e il suo odore.
Sono la mano
la gonna,
il suo scatto
a far scappare
una bestia minore. Rifiuto
i suoi anni a venire. Il suo
sviluppo è una
variabile minuta
che non voglio abitare.

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