Crisi dimenticate

Anche quest’anno MSF (Medici senza frontiere) ha presentato il suo “rapporto sulle crisi dimenticate”. “Il rapporto comprende la “top ten” delle crisi umanitarie più gravi e ignorate dai media a livello internazionale nel 2008 – top ten compilata da Medici Senza Frontiere – e un’analisi realizzata dall’Osservatorio di Pavia sullo spazio dedicato dai principali telegiornali italiani alle crisi umanitarie nel 2008”.
E’ un documento importante, che fa luce non solo su quelle crisi, ma anche sui meccanismi della nostra informazione italica.
Potete saperne di più a questa pagina:

Cuba da dentro

Il mio carissimo compagno Marco mi propone un interessante blog di una giornalista e attivista cubana, Yoani Sánchez. Da wikipedia:
“Yoani Sánchez (L’Avana, 4 settembre 1975) è una giornalista cubana. Laureata in filologia nel 2000, alla Università della Avana. Nell’aprile del 2007 crea il blog Generación Y (che le ha dato rinomanza internazionale) dove pubblica regolarmente cronache di vita cubana, caratterizzate da un tono acutamente critico sul governo.
È una delle più influenti voci sulla realtà cubana. Il suo blog è scritto a Cuba ma l’accesso è bloccato agli abitanti dell’isola dalla censura ufficiale. Yoani Sánchez è spesso perseguitata dai mezzi di repressione ufficiali cubani.Le pagine del blog sono spesso vandalizzate, presumibilmente da incaricati del governo cubano con l’intento di screditare il lavoro della giornalista.
In Italia, i suoi articoli sono pubblicati dalla rivista Internazionale
Nell’aprile 2007, è stata pubblicata presso Rizzoli una raccolta di post del suo blog col titolo Cuba Libre – vivere e scrivere all’Avana”
Il blog lo conoscevo, ma l’avevo perso di vista. E devo dire che perdere di vista certe cose è un errore. Per cui, recupero e recuperiamo:

Demolire il passato

Elena, un’amica di Filippo che studia in Cina, mi ha mandato delle fotografie molto interessanti per l’open album sulle città (vedi tra le foto del mio sito). Tra di esse c’è questa che riporto qui sopra, che raffigura due scritte che significano, in due lingue diverse, “demolizione”.
La storia è quella di demolizioni di antiche case lungo la via della seta, in Cina, per ricostruirle secondo i canoni del moderno turismo che ha ormai investito la zona. Un gran numero di famiglie è stato già spostato e molti altri seguiranno in futuro: tutto in nome di un turismo che è supposto essere “tradizionale”. Come mi scrive la stessa Elena:
“Le scritte sul muro sono due, ma hanno lo stesso significato, “demolire”; la prima scritta è in cinese, lingua ufficiale di tutta la Repubblica Popolare Cinese e quindi anche della Regione Autonoma del Xinjiang, dove si trova Kashgar: la seconda scritta è in uiguro, lingua madre della popolazione locale, che utilizza i caratteri arabi per la trascrizione. Il problema della demolizione degli antichi edifici è molto sentito e dibattuto qua in Cina, motivo per il quale ho scattato la foto. Dimenticavo una cosa essenziale…le scritte “demolizione” vengono dipinte sui muri degli edifici da demolire, è quindi usuale vedere, in molte città cinesi, moltissime di queste scritte ovunque. Mi ero abituata vivendo a Pechino ma…non mi aspettavo di trovarle anche a Kashgar così numerose”.
… E per capire fino in fondo di che si tratta, Elena mi ha girato anche questo interessante articolo. Buona lettura:
China demolishing ancient Silk Road city to replace it with tourist replica
Published Date: 29 May 2009
By Michael Wines in Kashgar
SOME 1,000 years ago, the northern and southern branches of the Silk Road converged at the oasis town of Kashgar near the edge of the Taklamakan Desert.
Traders from Delhi and Samarkand unloaded their pack horses here and sold saffron and lutes along the cramped streets. Chinese traders, their camels laden with silk and porcelain, did the same.
The traders are now joined by tourists exploring the alleys and mud-and-straw buildings once window-shopped, then sacked, by Tamerlane and Genghis Khan. Now, Kashgar is about to be sacked again.
Some 900 families have been moved from Kashgar’s Old City, “the best-preserved example of a traditional Islamic city to be found anywhere in central Asia,” as the architect and historian George Michell writes in the 2008 book Kashgar: Oasis City on China’s Old Silk Road.
Over the next few years, city officials say, they will demolish at least 85 per cent of the warren of picturesque, if run-down homes and shops. Many of its 13,000 families, Muslims from a Turkic ethnic group called the Uighurs, will be moved.
In its place will rise a new Old City, a mix of apartments, plazas, alleys widened into avenues and reproductions of ancient Islamic architecture “to preserve the Uighur culture”, said Kashgar deputy mayor Xu Jianrong.
Demolition is deemed an urgent necessity because an earthquake could strike soon, collapsing centuries-old buildings and killing thousands. “What government would not protect its citizens?” asked Mr Xu.
Critics fret about a different disaster. “From a cultural and historical perspective, this plan of theirs is stupid,” said Wu Lili, the managing director of the Beijing Cultural Protection Centre, a group devoted to historic preservation. “From the perspective of the locals, it’s cruel.”
Reconstruction during China’s long boom has razed many old city centres, including most of the ancient alleyways and courtyard homes of the capital, Beijing.
Kashgar, though, is not a typical Chinese city. Security officials consider it a breeding ground for a small but resilient movement of Uighur separatists, whom Beijing claims have ties to international jihadis.
So, redevelopment of the ancient centre of Islamic culture comes with a tinge of forced conformity. Mr Xu calls Kashgar “a prime example of rich cultural history and at the same time a major tourism city”. Yet the demolition plan would reduce to rubble Kashgar’s principal attraction for the million-plus people who visit each year.
China supports an international plan to designate major Silk Road landmarks as United Nations’ World Heritage sites – a powerful draw for tourists, and a major incentive for governments to preserve historic areas. But Kashgar is missing from the list of proposed sites.
One foreign official who refused to be identified for fear of damaging relations with Beijing said the Old City project had unusually strong backing high in the government.
The city says the Uighur residents have been consulted at every step of planning. Residents mostly say they are summoned to meetings at which eviction timetables and compensation sums are announced. “My family built this house 500 years ago,” Hajji, 56, said as his wife served tea inside their two-storey Old City house. “It was made of mud. It’s been improved, but there has been no change to the rooms.”
His wife said: “If we move to an apartment, every 50 or 70 years, that apartment is torn down again. This is the biggest problem in our lives. How can our children inherit an apartment?”

La parabola del PC in Italia

Questo titolo ha un doppio significato e va bene così.
A ridosso delle elezioni vi invito a leggere questo interessante articolo inviatomi da Filippo: http://www.lrb.co.uk/v31/n05/ande01_.html (Perry Anderson, professore alla UCLA).
Anche se non sono d’accordo con tutto quel che dice l’articolo (es: The PCI’s ability to polarise Italian intellectual life around itself, not only in a broad arc of scholars, writers, thinkers and artists but a general climate of progressive opinion, was without parallel elsewhere in Europe. – E Pasolini, che era sempre contro e a cui si dava sempre contro, dove lo mettiamo?) nonostante ciò, dicevo, l’articolo è interessante, soprattutto in tempo di elezioni.
Un bel passaggio del pezzo (uscito in Italia con l’Internazionale) è il momento in cui l’autore riporta alla nostra attenzione un concetto gramsciano chiave:
“The pursuit of political power, Gramsci had written, required two kinds of strategy, whose terms he took from military theory, a war of position and a war of manoeuvre: trench or siege warfare, as against mobile assault. The Russian Revolution had exemplified the second; a revolution in the West would, for a considerable period, require the former, before eventually passing over to the latter”.
Intendete rivoluzione come vi pare: ma una rivoluzione è necessaria, in Italia. Ma chi sta combattendo la guerra di posizione (per quella tattica direi che ora non c’è proprio speranza)? Domande che rimangono aperte e che lo rimarranno a lungo, a una settimana dal voto.
In sintesi, affrontante questa lettura che, tracciando la storia del PCI in Italia, fa in realtà ben altro: dimostra semplicemente come e perchè certe persone e certe fazioni, a sinistra, non si possono proprio votare, dato che hanno passato gli ultimi anni non a ostacolare il Cerone, ma a favorirne l’ascesa.
Postilla al Post: l’articolo fa cenni, tra l’altro, a Negri e Agamben… personaggi che in Italia sembrano essere stati rimossi ma che qui in UK riscuotono un certo successo. Niente di buono o cattivo in ciò… ma una ragione per riflettere sul perchè, quella sì.

Guerrilla Radio

Per chi ancora non lo conoscesse… probabilmente il miglior blog per rimanere aggiornati, in presa diretta, sulle questioni legate a Gaza e non solo.
Qui: http://guerrillaradio.iobloggo.com/