My first book: Rethinking Life at the Margins

Rethinking life at the margins_Cover

After two years of intense work with 13 exceptionally talented scholars, my first book is finally out for Routledge! Rethinking Life at the Margins. The Assemblage of Contexts, Subjects and Politics is not a definite statement around marginalisation but an exercise in post-categorical and processual thinking. Beside my theoretical introduction, where I lay out the assemblage-approach that drives my research around the urban margins, the book is packed with in-depth ethnographies of life at the margins from the Global North and the South, the city and the rural, the body and the virtual spaces of the web. I am proud of this book and, most of all, proud of the people that wrote for it.

The book has been positively reviewed by Colin McFarlane and Edgar Pieterse, whom I thank very much for their kind assessments:

This excellent collection brings a new focus to an enduring and vital question: how is urban marginality produced, lived and contested? […] An important contribution to debates on urban life and inequality’ Colin McFarlane, Durham University, UK

‘This impressive volume, with its masterful introduction, is illuminating and essential reading for urbanists determined to rethink and remake the city anew.’ Edgar Pieterse, University of Cape Town, South Africa

To have a look at its content, you can click here. If you want to purchase a copy, please follow this link and insert the code ‘ASHGATE230’ to receive a 50% discount on the hardback price. For anything else, including reviews or queries, feel free to write to me at ml710[at]cam.ac.uk . Finally, here you can download a promotional flier of the book. Enjoy!

Content (running heads): (1) Michele Lancione, The assemblage of life at the margins; (2) Kavita Ramakrishnan, Grand visions fizzle on the margins of Delhi; (3) Francesca Governa and Matteo Puttilli, After a revolution: Tunis; (4) Mark Tirpak, Tasty vehicles: San Antonio; (5) AbdouMaliq Simone, Cities that are just cities; (6) Tawhanga Mary-Legs Nopera, Under heartbeat city’s golden sun; (7) Tatiana Thieme, Hustling and belonging in Nairobi slums; (8) Gaja Maestri, From nomads to squatters in Rome; (9) Jean-Baptiste Lanne, The machine and the poet; (10) Francisco Calafate-Faria, Marginal attachment and countercycling; (11) Eszter Krasznai Kovács, The ‘differentiated countryside’; (12) Elisabetta Rosa, Marginality as resource?; (13) Cheryl Gilge, Citizen participation as microfacism; (14) Darren J. Patrick, Between the Fool and the World.

Book reviews

 

I senza dimora a Torino. Una appendice di campo.

Il mio romanzo sui senza fissa dimora (o meglio, con i senza fissa dimora) di Torino, Il Numero 1, conteneva una appendice rivolta esplicitamente a chi coi senza fissa dimora lavora. Visto che il libro e’ piaciuto e molti hanno trovato questa appendice in qualche modo interessante, ora la rendo disponibile al download gratuito su questo sito – qui.

Chi volesse contattarmi per continuare questo dialogo, puo’ scrivermi qui.

Psicofarmaci nelle carceri

Leggo questo breve articolo di ‘E’, sull’utilizzo degli psicofarmaci nelle carceri italiane. Si parla di qualcosa come 35.000 detenuti che utilizzano questi farmaci, per stare buoni, sedati, tranquilli. È il controllo totale dell’individuo politico, ovvero del suo essere cittadino, attraverso l’annichilamento del corpo – come spiegava Foucault. C’è qualcosa di sinistro, in tutto questo. Il carcere è un’aberrazione totale, di per s’è. Quando poi va oltre le mura ed entra dentro così, quando le mura le costruisce tra le ossa e i neuroni, non merita più rispetto. Il carcere non merita rispetto. Va ridicolizzato, nella sua assurdità.

Link al pezzo: http://www.eilmensile.it/2012/04/07/leccessivo-uso-di-psicofarmaci-nelle-carceri/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=leccessivo-uso-di-psicofarmaci-nelle-carceri

VIDEO: Eurozone migrants head to Switzerland

Pupo2

Chi puo’ va a mangiar la cioccolata. Gli altri, – .

“gelato al cioccolato dolce e un po’ salato
tu, gelato al cioccolato
un bacio al cioccolato io te l’ho rubato
tu, gelato al cioccolato”

(Pupo, Docet)

VIDEO: Eurozone migrants head to Switzerland: “Rising unemployment and cuts in salaries across large parts of the eurozone are leading many citizens to look for work beyond its borders, to countries like Switzerland.”

(Via BBC Europe.)

Silvio’s Wonderland


(from http://www.vizzed.com/videogames/appleii/screenshot/Alice%20In%20Wonderland-3.png)

Berlusconi said he will resign after a major vote that will take place in the two different chambers, in approximately 15 days.

I’m not going to trust his intention till I see his resignation with my eyes.
This is Berlusconi. He creates a fake reality, a simulacrum, where Italy sinks like a boot in the mud. Great and pathetic at the same time. Wonderful: Silvio’s wonderland. 

———- Creative Commons Non-Commercial Attribution. Check out my website: https://www.michelelancione.eu

Il Peto di Cota


Guardate bene questo manifesto elettorale. Cosa sta facendo il Cota? Dai, suvvia, non è poi così difficile indovinare. Guardate attentamente la piega labiale, l’occhietto semichiuso, tutto il viso in una smorfia di tensione e piacere. Ma sta scoreggiando! E’ palese. Roberto Cota per la sua campagna elettorale piemontese si è fatto scattare una fotografia nel momentum sublimis della scoreggia. Ah! Cota: una liberazione.

Adesso quella foto l’ha tolta però. A Torino non c’è già più. E’ stata sostituita con un’altra in cui Cota sembra avere 17 anni slavati. La gioventù.

A me sta piuttosto simpatico Roberto Cota. Si è vede che è uno che si è fatto da sè. E poi è bravo. Nel suo programma politico parla di lavoro, federalismo, trasporti e sanità (http://www.robertocota.it/programma.php) senza fare minimo riferimento ai temi che stanno più a cuore alla lega. Ma si sa. Di certe cose – come i rifugiati politici, i diritti delle minoranze e simili – è meglio non parlare. Comunque, tutto questo non è di mio interesse. L’unica cosa rilevante è che Cota ha avuto il coraggio di scoreggiare. Ho anche uno slogan: “Ha liberato l’afflato al momento della foto: Cota merita il mio voto”.
Per concludere. Nemmeno l’ottuagenaria Mercedes Benz parla di rifugiati politici, minoranze, povertà, diritti (d’altra parte si è poi sempre alleata con l’Esercito della Salvezza del Centro Redentore). Allora, nel caso in cui il Cota perda il mio voto – ha pur sempre tolto il manifesto con la sublime scoreggia – voterò Marcello Sbudello. Che mi fa sentire tanto più giovane, e che è poi sempre una buona sintesi di questa campagna elettorale… che preferisco non aggettivare.

Migranti no choice

Nel solo 2007 più di 30.000 tra somali ed etiopi hanno cercato di attraversare il Golfo di Aden, per arrivare nello Yemen, in fuga da guerra e povertà.
I numeri non sono l’unica cosa a far riflettere: le rotte di quello che per certi aspetti è un vero e proprio traffico di uomini, le loro storie, il contesto in cui tutto questo avviene… sono altrettanti paurosi aspetti di queste migrazioni di massa che non trovano spazio sui nostri quotidiani.
Vi propongo un bel report di MsF, intitolato eloquentemente “No choice”, sul tema:
“Thousands of Somalis and Ethiopians risk their lives every year to cross the Gulf of Aden to escape from conflict and extreme poverty. The trip is fraught with danger as people are exposed to violence from the smugglers and receive little assistance upon their arrival in Yemen.
In its report, “No Choice”, MSF has documented the conditions of the perilous journey and calls for increased assistance for the thousands of refugees, asylum seekers and migrants fleeing their home countries”.
Per scaricare, e far girare, questo report, cliccate: qui.

Informatia venezuelana

Un mio caro amico, Dennis, si trova da qualche mese (ormai quasi un anno) in Venezuela.
Il Venezuela è un paese di cui si sa poco, qui in occidente. E quel poco che si sa è spesso frutto di un doppio vaglio ideologico: il loro – dei loro governanti – e il nostro – idem.
Uno dei temi su cui Hugo Chàvez è stato più duramente criticato è quello della libera informazione. E’ un regime, quello venezuelano? O si tratta ancora del vecchio gioco bastone-carota?
Il documento che vi allego, scritto da Dennis, è un interessante spaccato relativo alla situazione dell’informazione nel paese sudamericano. In questo lavoro Dennis ci racconta un paio di episodi che debbono far riflettere – da un lato, per quello che accade giù là. Dall’altro, di riflesso, per quello che – certo, con altre modalità – accade da noi.
Un’interessante lettura, utile e stimolante, che potete leggere qui sotto.
Vi invito inoltre ad affacciarvi periodicamente sul sito di questo mio amico, pieno zeppo di racconti affascinanti sulla sua avventura venezuelana: www.maseri.it .
Buona lettura!
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Libertà di informazione – Venezuela
Di Dennis Maseri (www.maseri.it)
Martedì 12 maggio è stato messo sotto inchiesta dalla Assemblea Nazionale Venezuelana il canale televisivo Globovision. Questo per aver “praticato terrorismo mediatico” e per essere una televisione “faziosa, fallita, razzista e antidemocratica che pratica i valori del fascismo internazionale”.
Secondo le parole di Nicolás Maduro, cancelliere del PSUV (Partito Socialista Unito Venezuelano), il canale televisivo avrebbe usato la sua influenza per scavalcare e discreditare le autorità governative al fine di perseguire i propri fini commerciali.
Globovision è di fatto l’ultimo canale indipendente presente in Venezuela. L’informazione è quasi completamente nelle mani del governo rivoluzionario di Hugo Chavez. Questo controlla le maggiori emittenti televisive e buona parte della carta stampata.
In particolare dal 2002, anno del fallito colpo di stato ai danni di Chavez, il partito al potere si è sistematicamente impegnato nella creazione di un unico polo mediatico favorevole al presidente che esercita giornalmente una violenta campagna discreditante verso l’opposizione.
I funzionari del partito dichiarano ormai apertamente che i mezzi di comunicazione hanno il dovere di essere fedeli alla rivoluzione socialista e il sostegno a questa deve essere la loro priorità fondamentale.
Non a caso, durante la campagna elettorale natalizia inerente al referendum costituzionale, ben l’86% dell’informazione data è stata pro-governativa. (El Universal, 18 marzo 2009)
Il capo del governo ha un suo spazio televisivo settimanale, “Alò Presidente” , in onda la domenica mattina. Questo ha una durata che varia da un minimo di 30-40 minuti fino alle 8 ore del discorso alla nazione conseguente alla sua ultima vittoria referendaria. Il programma in questione viene trasmesso sulle emittenti nazionali (sia radio che TV) in tutto il paese e non a caso l’unico canale nazionale a non essersi conformato a tale pratica era proprio Globovision. Inoltre giornalmente il palinsesto viene interrotto in orari variabili per fare posto alla trasmissione “El Gobierno Revolucionario Avanza”. In un format simile al precedente, ma non in diretta, vengono illustrati i progressi del socialismo attraverso interviste alla popolazione, videoclip e brevi interventi del Presidente Chavez.
Pueblo, Socialismo, o muerte.
E muerte probabilmente sarà per l’ultimo canale in mano all’opposizione, come già fu il 27 maggio di due anni fa per RCTV, a cui fu soppressa la licenza di trasmettere per “il discredito verso le istituzioni e gli atteggiamenti antidemocratici”.
E’ di ieri, 17 maggio, la notizia che la presidentessa dell’Assemblea Nazionale Cilia Flores, abbia rilasciato una dichiarazione secondo cui la chiusura di Globovision sarabbe “la volontà popolo”.
“Abbiamo denunciato Globovision per la sua condotta irrispettosa ed in contrasto con la Costituzione” continua la Flores, “questi atteggiamenti di impunità verso i mezzi di comunicazione non fanno altro che minare le basi democratiche del nostro Paese”. (El Nacional, 17 maggio)
Proprio oggi il Partito Socialista ha invece avanzato la proposta di una legge di riforma e revisione di tutte le concessioni a trasmettere rilasciate ai mezzi di comunicazione. Secondo la deputata Gabriela Ramíez “il diritto alla libertà e alla libera espressione non può essere garantito quando collida con l’onore e la reputazione delle persone e con il diritto alla pace sociale”.
Non c’è dubbio che in Venezuela la democrazia formale esista ed abbia delle solide basi. I cittadini sono stati chiamati a votare 13 volte negli ultimi 10 anni e sempre gli osservatori internazionali hanno giudicato l’esito positivo.
Si impone però una riflessione sugli effetti dell’informazione sulla realtà della democrazia. Chi scrive ha assistito a ben due campagne elettorali nel giro di 6 mesi ed è legittimo rimanere stupiti dall’enorme, efficiente e fortemente invasivo apparato mediatico costruito dal partito di governo al fine di guadagnare i consensi necessari alla vittoria.
Una delle poche voci dissidenti rimaste sta infine per crollare, ma sembra che non farà molto rumore.