Informatia venezuelana

Un mio caro amico, Dennis, si trova da qualche mese (ormai quasi un anno) in Venezuela.
Il Venezuela è un paese di cui si sa poco, qui in occidente. E quel poco che si sa è spesso frutto di un doppio vaglio ideologico: il loro – dei loro governanti – e il nostro – idem.
Uno dei temi su cui Hugo Chàvez è stato più duramente criticato è quello della libera informazione. E’ un regime, quello venezuelano? O si tratta ancora del vecchio gioco bastone-carota?
Il documento che vi allego, scritto da Dennis, è un interessante spaccato relativo alla situazione dell’informazione nel paese sudamericano. In questo lavoro Dennis ci racconta un paio di episodi che debbono far riflettere – da un lato, per quello che accade giù là. Dall’altro, di riflesso, per quello che – certo, con altre modalità – accade da noi.
Un’interessante lettura, utile e stimolante, che potete leggere qui sotto.
Vi invito inoltre ad affacciarvi periodicamente sul sito di questo mio amico, pieno zeppo di racconti affascinanti sulla sua avventura venezuelana: www.maseri.it .
Buona lettura!
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Libertà di informazione – Venezuela
Di Dennis Maseri (www.maseri.it)
Martedì 12 maggio è stato messo sotto inchiesta dalla Assemblea Nazionale Venezuelana il canale televisivo Globovision. Questo per aver “praticato terrorismo mediatico” e per essere una televisione “faziosa, fallita, razzista e antidemocratica che pratica i valori del fascismo internazionale”.
Secondo le parole di Nicolás Maduro, cancelliere del PSUV (Partito Socialista Unito Venezuelano), il canale televisivo avrebbe usato la sua influenza per scavalcare e discreditare le autorità governative al fine di perseguire i propri fini commerciali.
Globovision è di fatto l’ultimo canale indipendente presente in Venezuela. L’informazione è quasi completamente nelle mani del governo rivoluzionario di Hugo Chavez. Questo controlla le maggiori emittenti televisive e buona parte della carta stampata.
In particolare dal 2002, anno del fallito colpo di stato ai danni di Chavez, il partito al potere si è sistematicamente impegnato nella creazione di un unico polo mediatico favorevole al presidente che esercita giornalmente una violenta campagna discreditante verso l’opposizione.
I funzionari del partito dichiarano ormai apertamente che i mezzi di comunicazione hanno il dovere di essere fedeli alla rivoluzione socialista e il sostegno a questa deve essere la loro priorità fondamentale.
Non a caso, durante la campagna elettorale natalizia inerente al referendum costituzionale, ben l’86% dell’informazione data è stata pro-governativa. (El Universal, 18 marzo 2009)
Il capo del governo ha un suo spazio televisivo settimanale, “Alò Presidente” , in onda la domenica mattina. Questo ha una durata che varia da un minimo di 30-40 minuti fino alle 8 ore del discorso alla nazione conseguente alla sua ultima vittoria referendaria. Il programma in questione viene trasmesso sulle emittenti nazionali (sia radio che TV) in tutto il paese e non a caso l’unico canale nazionale a non essersi conformato a tale pratica era proprio Globovision. Inoltre giornalmente il palinsesto viene interrotto in orari variabili per fare posto alla trasmissione “El Gobierno Revolucionario Avanza”. In un format simile al precedente, ma non in diretta, vengono illustrati i progressi del socialismo attraverso interviste alla popolazione, videoclip e brevi interventi del Presidente Chavez.
Pueblo, Socialismo, o muerte.
E muerte probabilmente sarà per l’ultimo canale in mano all’opposizione, come già fu il 27 maggio di due anni fa per RCTV, a cui fu soppressa la licenza di trasmettere per “il discredito verso le istituzioni e gli atteggiamenti antidemocratici”.
E’ di ieri, 17 maggio, la notizia che la presidentessa dell’Assemblea Nazionale Cilia Flores, abbia rilasciato una dichiarazione secondo cui la chiusura di Globovision sarabbe “la volontà popolo”.
“Abbiamo denunciato Globovision per la sua condotta irrispettosa ed in contrasto con la Costituzione” continua la Flores, “questi atteggiamenti di impunità verso i mezzi di comunicazione non fanno altro che minare le basi democratiche del nostro Paese”. (El Nacional, 17 maggio)
Proprio oggi il Partito Socialista ha invece avanzato la proposta di una legge di riforma e revisione di tutte le concessioni a trasmettere rilasciate ai mezzi di comunicazione. Secondo la deputata Gabriela Ramíez “il diritto alla libertà e alla libera espressione non può essere garantito quando collida con l’onore e la reputazione delle persone e con il diritto alla pace sociale”.
Non c’è dubbio che in Venezuela la democrazia formale esista ed abbia delle solide basi. I cittadini sono stati chiamati a votare 13 volte negli ultimi 10 anni e sempre gli osservatori internazionali hanno giudicato l’esito positivo.
Si impone però una riflessione sugli effetti dell’informazione sulla realtà della democrazia. Chi scrive ha assistito a ben due campagne elettorali nel giro di 6 mesi ed è legittimo rimanere stupiti dall’enorme, efficiente e fortemente invasivo apparato mediatico costruito dal partito di governo al fine di guadagnare i consensi necessari alla vittoria.
Una delle poche voci dissidenti rimaste sta infine per crollare, ma sembra che non farà molto rumore.