Come le gambe

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Accoccolati e dispersi,
a ricorrersi dietro un monito cellulare
come sulle piante a prendere il sole
e a riflettere
la luce e le ombre, le ombre e la luce,
in quei giorni che le querce dei
campi hanno le ciglia
trafitte dai raggi del sole,

su pianure ghiacciate
distese abbracciate, occhi rossi
e arancioni,
centinaia di paia di occhi
che guardano per un istante uno solo
tra i rami spogli e il
tronco
allineati e sospesi
guardano l’uomo,

non un uomo
non uno,

Dammi la mano,

un movimento lento si forma
la brina, e noi più vicini e
ancora più accoccolati invischiati
più sudati di prima,
il sole scende e l’occhio
scompare, compatta la pianura
gelida torna
al suo canto di industria
morta a espirare,
coni di alito sui treni
sfiancati
come le gambe, senza
controllore.

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