Bread

 

Il seguente brano è contenuto all’interno del “Lounge Funk Beat Tape Vol:1” prodotto dal beatmaker inglese Shugmonkey. Scaricabile gratuitamente qui: http://shugmonkey.bandcamp.com. Il brano lo puoi anche scaricare su questo sito, cliccando qui.

 

Bread
Il Seroster

La prima decade è iniziata con un cordone appeso – una stanza dove il peso di me stesso era riverso tra le mani di mia madre sopra il letto – il riflesso di mio padre nella sala d’aspetto – e poi, nella culla di seconda mano, nel concreto di palazzo un bambino che fa un lago – cazzo piangi figlio mio che continui a gridare – mi alleno a fare rime madre – sono gocce di stile. E bis-bocce nel cortile con gli altri ragazzi, pantaloni nuovi rotti ginocchia a pezzi – e per pezzi di spocchia che eran sempre perfetti – erano pezzi di vetro lanciati dagli occhi. Che i vestiti coi ritocchi erano solo un’arte – come padre che parte a lavorare di notte – o le note sulle nostre ombre sparse di sera – quando la strada era nostra per toccarci la schiena.

Rit.
E dimmi questo pane cos’è
Se ce lo siamo scelti o è quello che è
Non arriva dal Signore – Signore non c’è
Ed è duro per le ore che devono arrivare
E dimmi questo pane cos’è
Se ce lo siamo scelti o è quello che è
Non arriva dal Signore – Signore non c’è
Ed è duro per le ore ancora da scontare

Nella seconda c’è poco spazio per me – grasso che spinge e maglia di lana che punge – prende forma l’appartenenza a una classe – che non è sempre quella dei compagni di classe. E allora – guardo quelli intorno a me e mi dico – che sono quello che ho – solo se voglio – o divento ciò che voglio se suono chi sono – e resto coi bro a fare stereo il mono. E allora rimo d’ago e filo – slego e me la sbrigo – rigo dritto come Lego, ma con poco ego e cado. Ma coi quattro bro, nella provincia di riso – c’è sempre alcool dove andare a sbattere il muso. E poi il lavoro, in bar, ristorante e pizzeria – a farsi il culo e ossa per andare via – ascoltando hip hop come fosse amore – a guadagnarsi ogni metro della propria evoluzione.

Rit.
E dimmi questo pane cos’è
Se ce lo siamo scelti o è quello che è
Non arriva dal Signore – Signore non c’è
Ed è duro per le ore che devono arrivare
E dimmi questo pane cos’è
Se ce lo siamo scelti o è quello che è
Non arriva dal Signore – Signore non c’è
Ed è duro per le ore ancora da scontare

E il terzo turno è, università di vita – diversa realtà della città e la partita – è aperta su campi nuovi contaminazioni di spazi testi e suoni – di pezzi misti e buoni. E si passano le sere a parlare coi fratelli – dei giorni e dei fardelli che sembrano legarci e tenerci testa bassa – lungo il Po che passa – che a liberarci sarà solo l’acqua mossa.
E la scossa è solo una partenza – dove ogni passo è una sfida alla costanza – e nella stanza dei bottoni siamo soli senza alcuno – a sentire ora il peso della cloche in mano. Già sai – che se ho rimpianti – li ripiano con antipodi e nuovi sentimenti – come quelli di ‘sto pezzo chiamato futuro – che non è altro del riflesso del presente che vivo.

Rit.
E dimmi questo pane cos’è
Se ce lo siamo scelti o è quello che è
Non arriva dal Signore – Signore non c’è
Ed è duro per le ore ancora da scontare
Ma forse questo pane non è
Non ce lo siamo scelti e arriva com’è
È l’insieme di ogni giorno – per chi sa cos’è
Che se ti guardi indietro ha un altro sapore

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