China: One day in Shanghai

Tornando dalla bella Italie, mi sono fermato un giorno a Shanghai. Un’afa! E che smog! C’è davvero da fare i complimenti a questi cinesi di mare per quanto riescano a non-sudare, o a sudare, certo, ma senza dare troppo nell’occhio. Io, fontana occidentale, mi sono perso in alcuni budelli pieni di motorette e pesce morto, scale ripide e cavi elettrici. Gatti stesi a brasolar sull’asfalto, occhi di cinese che mi passavano attraverso. Shanghai enorme, poco definibile, o forse, in due parole: in costruzione (e in relativa demolizione). Il placido canale scorre lento in mezzo alla città e da un lato c’è il budello, dall’altro grattacieli enormi, alti e cattivi, piantati lì a guardarti per non farti capire – che è poi quello il fine ultimo di un regime. Grandi rotatorie con finestre, e finestre, e finestre, e finestre, e poi ancora: finestre piccole minuscole messe lì come puntini che nessuno mai aprirà, affacciate a motorways trafficate, congestionate, come gli occhi a veder tutto quel cemento (e a sentir tutto quel caldo…). O forse no, forse dietro alle finestrelle c’è vita, di quella di cose messe al loro posto con un ordine tutto cinese, e i bei caratteri, e la televisione di marca giapponese prodotta nello Guangxi (che è come dire nel mondo). Troppo poco tempo, troppe linee, poche foto. E’ un inizio, vale la pena di tornare. E tornare ancora, piano, come una mano che si apre e non sa quel che incontra.

This slideshow requires JavaScript.

Leave a Reply