Una tesi per tutti. Senza dimora, km, e parole.

Rimettere mano alla propria tesi di dottorato. Rendersi conto di quanti km sono passati. Ricordarsi gli odori della mensa, della strada. Delle persone con cui ho fumato alla stazione, sotto i portici, al parco. Di quel caffè con Daniel, Piazza Solferino. Della fabbrica. Le immagini della mensa e l’odore di latte caldo e di piscio, i tavolini piccoli, gli uomini con le giacche larghe. Carte per terra. Bidoni dell’immondizia. Il freddo di Torino, il Palazzo d’Inverno, la Pellerina e i container, i bicchieri col te’ caldo che scioglie la plastica. Un momento, solo un momento di distrazione nel ridere di fronte all’arco grande della stazione perché un culo così proprio non l’avevamo mai visto, noi, e poi i parcheggi abusivi, i cartoni, e le mani che ti guardano peggio degli occhi, le mani. Il male ai gomiti per scrivere la tesi in un appartamento con i soffitti alti: il coltellino, l’incazzatura di C., i curriculum corretti. Volantini con su scritto: si eseguono lavori di muratura a basso costo. Dopo un lungo weekend in questo ufficio in Oceania minore – cercare di dare un altro senso a tutte quelle parole.

Quella tesi, per quel che vale, e’ disponibile a tutti (qui trovate l’abstract, e contattandomi potete leggerne una copia). Tutto il resto è solo il tempo sfuggito di mano, uno spazio che non controlla le lancette perché non sa cosa sono.

ps: The abstract of PhD thesis on homelessness, is here (if you want to read the full work, contact me).


Leave a Reply