questo mio posto

le stazioni della polizia postale, tinte anni fa
col loro atteggiamento fascista, rettangolare
e scrostato, o le tapparelle di uffici battuti dal sole
dove la polvere fa tappeti dentro moquette:
ci fa caldo dentro un caldo che preme e trattiene.
gli alberi piantati nel mezzo di piana
e i tetti sfondati di marcio con le porte ben chiuse,
i ragni all’umido addiaccio.
i fili smagliati tirati, onde lunghe
 nelle risaie come un riflesso striate sul cielo,
coi tir fermi immobili a pensare a dormire
su strisce di cemento che portano
a eterotopie coperte di nebbie e di sale.
i tubi gialli del gas, tirati su dalla terra,
due stivali abbracciati nel fango. Una ruspa gialla
ferma nel cortile di una cascina
è un monumento che stende il suo braccio
a riposo sul mondo.

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