Dono

I pullman con la circolare destra
i cigni
le scarpe col tacco,
le tre madame del Crai, quella coi baffi tozza che pesa la verdura
quella di Tavor che batte alla cassa
quella già morta aggrappata ai bancali di frutta e lampioni con la lingua all’insù, la bambina che canta
“funghi secchi”alla parete e ride, ride, la parete
sciolta come crema
dal cornetto al labbro
la torrefazione:
lo zucchero a velo della brioche sulle tue giovani
guance rosse.

Tutto in tensione.
Inerzia di
melograno.

Le sciarpe folli. I cani pisciati. I negozi di scatole e accessori per la casa
limpidi come il riflesso dell’acqua
dal tombino d’acciaio e d’acciuga ad Acrab, stella pungente,
riverso scorpione
che-si-auto-incula: i tasti che battono, gli appartamenti
vuoti i contratti le mani degli uomini che fanno i
tranci di pizza scollati – I muri! Il cemento! I libri: Le rotaie
del tram! Corone spinose poggiate
sulle tue giovani
spalle mosse.

Città.
Fili in tensione.
Grani pronti a schizzare: lì fermi
deposti, riflettono e tendono verso
di te come mani sospinte dal
vento il
loro colore.

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