down out

io ti conosco, ti ho già vista, negli occhi di una tegola e del suo
cono d’ombra So chi sei,
sei la mano che mi “accende e mi spegne” lo spazzolone il cerone bianco
setolato del cesso.

portato sul palmo di mano da eventi casuali da parole dette da sensazioni opposte
sollevato oltre i ragionevoli limiti della tazzina da caffé
in cui dovrei stare, affogare, tirato su, oltre, fino a quando provi poi a
decidere scegliere – ma gli eventi non li puoi
controllare: è cosa da stronzi come mettere parole
in bocca
a un cane.

io ti conosco, ti ho già vista, muoverti nel vento sopra un’altalena
nel giardino qui accanto chinarti voltarti sorridermi di quei sorrisi
che fanno paura.

ma questa volta non me la fai, questa volta prevederò le tue mosse
e amerò senza la foga del bimbo che ho tra i polmoni e la
sua faccia paonazza immersa nel cono
gelato. Credimi, almeno tu, là fuori. Io ce l’ho in mano ora la vedo
la strozzo.

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