Salice, lonesome love.

Ho la fortuna, di avere un foglio,

e una madre
che ha spalancato la bocca di fronte
al prato bagnato.
Le coperte: da ritirare.
Qui fa un caldo
insaziabile. Leggo dell’uomo senza qualità
e il novecento, in questa piana
sembra
lontanissimo. Le batteresti
le ciglia, ancora una volta,
qui,
suonando Mahler,
per me?

La parrucchiera questa mattina
aveva un bel negozio,
bianco, e suo figlio cianciava
d’aerei da caccia. O di bambole.
Ma era così
piccolo. E
inopportuno. Ch’io mi sono scostato
prima del suo prossimo sogno.
Ho la fortuna, di avere un foglio.
E tu, questa fortuna,
ciglietta, chissà se
ce l’hai.
L’hai riposta in un cuki-pakko-da
freezer, sbavando e soffiando,
spumeggiando e
restando immobile
come il salice, fotografia riversa
un poco più in là.
Povera te. Che credi ancora d’avere
quasi
meno
caldo
di me.

Leave a Reply