la piana

Ci sono volte in cui penso di esser solo, in questa piana.

Ci sono volte in cui ti penso
e guardo fuori dalla finestra,
con lo sguardo appoggiato alle mani, e ci sono macchine,
strade di campagna con i furgoncini gialli che vanno su e giù,
elettricisti al lavoro, con la loro barbetta sfatta, i pali della luce –
fermi, immobili – piantati come cazzi tra
pioppi e rimasugli di querce…
La piana, l’Europa che fu.
Puzza di sterco di gallina, di concime,
che cagano chimico
ormai, acume nel naso e nel polmone.
Ed è una piana larghissima, lunga, immensa proprio
perchè piatta, schiacciata su di sè, tre volte, col suo freddo, anche oggi, che freme
su per la spina,
è una piana di cascine, terra bagnata
stivali e muratori e agricoltori e
avvocati,
e balere in legno, e dio-solo-sa-
Ipermercati!
Ti lascia senza fiato per la sua cacca
di gallina, bruttezza infinita. Pace, però, tra spari di caccia
e cani nei boschi,
anche quella.
A volte mi sento solo,
e penso di esserlo.
Vorrei unirmi a questa terra, qui fuori, abbandonare il resto
con le mani in pasta, le unghie nere
ricurve
e dense marroni, affondate,
piegate anch’esse
tre volte,
poi delle voci mi destano
le tue parole per mail, piombate per caso assoluto nel framezzo
di questa mattina
si assottigliano, brillano, e fendono,
dritto
verso il mio cuore.
E guardo ancora dalla finestra, ed è tutto piatto come prima,
i van e le cascine, pioppi e pali-di-luce,
la cacca concime,
ma io sto
un po’ meglio, di prima.

One Reply to “la piana”

Leave a Reply