Stasi

P1060807_1

S- convulsione,
Una schiena che va dove non deve, e gradi che sono una limitazione,
Non grado militare, non calore, grado di tara,
Grado di terra pressata al passaggio,
Piede di punta a far punto
Con le dita impegnate in un gesto a fare l’orlo del giorno.

T- sottilisimi esagerati solismi,
Aperture di porte e mani su scale a ripetizione, di cui non c’e’ fine,
Affacciati al marciapiede si vedono citta’ intere,
Bocche indipendenti dalle loro parole aperte come
Assertive mascelle fasciste,
Con le anche a dar colpi al tullé.

A- formicolio genitale,
Cane di palle che saliva e pasticcini a inghiottire,
Danza siciliana, danza calabrese, abrasa di notte e di lampo
Occhi che sembrano tornelli della stazione, per le loro chiusure
A contenere un nero melassa,
Che tutto dentro ribolle. Alla testa. Per non farlo cadere.

S – vasi di genziane,
Coi peperoncini e la saliera, caffettiere e presine,
Li vedi dal basso, case accoglienti e palto’,
Ci sei dentro e dentro e’ piu’ vuoto, un rimbombo
Di ciabatte esaurite giunture,
Le falangi apprese al legno incrinato. Il corrimano.

I – crampi alla pancia e fare l’amore,
Quando capita e come viene, appesi vestiti di armadio,
Assemblati alle porte e alle cose,
Malamente incastrati, coi piedi a sgusciare
E salve a salire salive, silenziose in verticale,
Dove i ragni si tendono a tesserle per farne un altare.

 

Leave a Reply